venerdì 22 ottobre 2010

La questione spinosa del cavallo di Cattelan a Milano





L'opera scandalo di Maurizio Cattelan
Photocredit: Maurizio Cattelan sito ufficiale








"Bocciata l'opera di Maurizio Cattelan a Milano" 
DITE LA VOSTRA!

CON QUESTA "BOMBETTA AL VETRIOLO" INAUGURIAMO IL PRIMO SONDAGGIO DEL BLOG!
(se non capite come fare a votare, guardate nella colonna di destra... santi numi!)


IL FATTO
In Maggio il comune di Milano ha bocciato l’opera “INRI” di Cattelan, poiché giudicata offensiva, soprattutto in quanto dislocata a Palazzo Reale (location della mostra dell’artista), ovvero, troppo vicina al Duomo...
Per saperne di più sul dibattito inerente alla "censura" clicca qui !


LA MOSTRA
Ora la discussa mostra di Maurizio Cattelan è in corso a Milano (Palazzo Reale e presente A Piazza Affari con l'opera Omnia muna mundis) - clicca qui per saperne di più sulla mostra in corso

giovedì 21 ottobre 2010

ARTE E MERCATO un rapporto difficile...?




Quella di oggi non è l’età della creazione, ma del collezionismo
Con questa frase, che cito dalla sua biografia, Peggy Guggenheim sembra tarpare le ali a ciò che viene dopo o, più precisamente che “non è compreso tra” i grandi nomi del ‘900.


Peggy Guggenheim, heiress, art collector, patroness, and philanthropist. 
Venice, 1950 
©1996 from the Estate of David Seymour
Il contesto della frase, di cui riporto un estratto qui di seguito, fa ben sperare agli artisti che si industriano a realizzare i loro percorsi a cavallo tra il ventesimo ed il ventiduesimo secolo:
«L’arte di oggi non mi piace. Penso che sia andata a ramengo proprio come conseguenza dell’atteggiamento finanziario oggi così diffuso. La gente rimprovera me per ciò che si dipinge al giorno d’oggi, perché ho incoraggiato ed aiutato la nascita di questo nuovo movimento (l’espressionismo astratto, n.d.r), ma io posso affermare di non esserne responsabile. [...] Gli artisti, secondo me, cercano troppo l’originalità: è questo il motivo per cui ci troviamo di fronte afd una pittura che non è più pittura. Per il momento dovremo accontentarci di ciò che ha prodotto il ventesimo secolo: Picasso, Matisse, Mondrian, Kandinsky, Klee, Léger, Braque, Gris, Ernst, Miró, Brancusi, Arp, Giacometti, Lipchitz, Calder, Pevsner, Moore e Pollock. Quella di oggi non è l’età della creazione, ma del collezionismo, che, se non altro, ci consente di preservare tutti i grandi tesori che abbiamo e di presentarli in maniera degna alle masse.» citazione tratta da Peggy Guggenheim – Una vita per l’arte – Ed. Rizzoli, novembre 2000.
Charlton Heston interpreta Michelangelo 
in una scena del film: “il tormento e l’estasi”
Photocredit by tr.wikipedia.org








Il tormento e l'estasi...
L’artista da che mondo è mondo (o quasi) ha sempre avuto bisogno del mercato; dal committente al collezionista; tuttavia questo è stato quasi sempre un rapporto di amore e odio: si pensi per esempio al burrascoso rapporto tra Giulio II e Michelangelo Buonarroti, il quale tuttavia, grazie alla committenza del primo, non sarebbe mai riuscito a realizzare le sue più grandi opere. Tuttavia l’artista spesso diviene quasi nemico del suo mecenate (quando ha la fortuna di averne uno - soprattutto se ricco e in continua richiesta d’opere), in quanto forse si sente ridotto ad un mero “mezzo” mediante il quale il mecenate riceve la gratificazione di possedere l’opera eseguita (ed ancora di più, di averne contribuito in modo determinante alla possibilità di esistere). E forse proprio per questo sforzo di deputare la propria arte ad una richiesta, ad un gusto, ad un tema, che schiaccia ancora di più l’artista e lo lascia solo. Per questo forse le parole di Goethe sulla Sistina:Senza aver visto la Cappella Sistina non è possibile formare un’idea apprezzabile di cosa un uomo solo sia in grado di ottenerepotrebbero avere un valore che va oltre il mero stupore di fronte alla fatica, seppur immane, di un abilissimo artista.

"Vucciria di Palermo" Renato Guttuso, 1974
Università agli studi di Palermo (donazione dell'artista)
photocredit: Artinvest2000




Al mercato
Ma nel caso precedentemente citato, si stava parlano di epoche lontane; nell’arte moderna e contemporanea i “giochi” sono differenti ma non troppo: l’opera d’arte da parte degli acquirenti (che, a parte rari casi, solitamente divengono “sponsor” solo dopo che l’artista ha acquisito la legittimazione da parte dei circuiti museali) viene intesa come bene simbolico, come status sociale e possibile investimento. 
L’artista “esordiente”, la “nuova proposta” deve cercare di rientrare nei giochi di mercato, che si fondano su criteri di riconoscimento (ovvero dal lavoro di critica), sponsorizzazione, divulgazione, e vendita (gestite da mercanti e collezionisti). L’artista deve necessariamente perdere il monopolio delle proprie opere per lasciarlo nelle mani dell’azione sinergica di queste componenti esterne.

Bernard Berenson, renowned art critic and author, 
at the age of 90 in the Borghese Gallery. 
Rome, 1955 
©1996 from the Estate of David Seymour




Il sistema...
Francesco Poli, nel suo libro “Il sistema dell’arte contemporanea”, (lettura che consiglio a chiunque si voglia proporre nel campo dell’arte sotto qualsiasi aspetto: artista, critico, curatore, mercante e collezionista), fornisce un interessante affresco dell’arte e del suo mercato moderno e contemporaneo (lascio ad ognuno poi giudicare la completezza e i limiti del trattato che, personalmente trovo di ottimo livello) e nel settimo capitolo, dedicato agli artisti argomenta così sul ruolo dell’artista contemporaneo “come creatore e come produttore professionista riconosciuto” definendo il “rischio di alienazione dell’artista”:


Copertina del libro di Francesco Poli
edito da Laterza

«La situazione paradossale dell’artista contemporaneo è che, da un lato, la sua figura viene per molti versi mitizzata, in funzione dell’ideologia dominante, in quanto simbolo e paradigma del valore “assoluto” della libera creatività individuale, ma, dall’altro lato, per poter emergere, affermarsi ed essere riconosciuto a livello socioculturale e socioeconomico, deve accettare, in misura più o meno pesante, di adeguare la sua produzione ai condizionamenti “normalizzanti” del sistema, con effetti indubbiamente alienanti. »
Citando poi gli studi dell’americana Barbara Rosemblum prosegue così:
«In teoria, l’artista può fissare liberamente da sé il prezzo delle sue opere, in ragione della loro unicità, ma in pratica la definizione del loro valore di scambio è determinato dal “dealership system”, che “opera una regolamentazione, introducendo costrizioni artificiali e una omogeneizzazione artificiale fra prodotti unici e dissimili” e assegna “un’etichetta estetica che è automaticamente un cartellino del prezzo” » da “Il sistema dell’arte contemporanea” di Francesco Poli, Editori Laterza, 2002

Marcel Duchamp, Mile of String, 1942, New York
photocredit: www.marcelduchamp.net




L'eterna domanda...
Ora, sembrerebbe indubbia l’alienazione, sembrerebbe svilito il processo creativo dell’artista inteso nel senso più puro del termine, sembrerebbe violentata la sua personalità, la sua libertà d’azione ed il controllo sul destino delle sue opere. 
Ma non è forse l’arte patrimonio di tutti? Ed essendo sinceri, quanti artisti non ancora affermati cederebbero un po’ della loro libertà ed accetterebbero volentieri l’alienazione ed i giochi del mercato pur di poter vedere le loro opere, i loro sacrifici e la loro poetica portata là dove, da soli, non l’avrebbero mai potuta condurre? (Se non addirittura “produrre”…?)

martedì 19 ottobre 2010

Andrea Borgonovo: L'Arte Contemporanea indaga il passato attraverso materia e luce








Al di là della materia sottile
Andrea Borgonovo - 60x40 from Facebook
Trovandosi di fronte ad un’opera di Andrea Borgonovo, si entra inevitabilmente in un percorso immaginifico suggestivo e profondamente articolato. Un percorso affascinante, crogiolo di tensioni razionali ed inconsce, entro il quale contenuti di matrice filosofica (per lo più legate al misticismo cristiano) ed intuizioni istintive s’intrecciano in eleganti vie espressive che richiamano e recuperano l’esperienza delle Avanguardie italiane della seconda metà del ‘900 riferendosi in particolare all’arte povera ed all’informale materico. 


Materia e Luce
The Milky Road 
 Credit & CopyrightLarry Landolfi
Si tratta di opere spesso imponenti, che dialogano con lo spazio invadendolo, appropriandosene. Opere in cui traspare la volontà dell’artista di ricercare una dialettica tra materia e oggetto, tra forma e luce, nel tentativo di esprimere quell’intuizione comune a tutti gli uomini, ovvero la volontà di indagare quel mistero spirituale che vi è al di là di ogni cosa. Per questo in molti lavori di Borgonovo troviamo una luce oltre l’istallazione, il cui corpo, sottile ed immateriale, etereo come lo spirito, ci giunge filtrando attraverso la matericità di oggetti solidi scivolando tra i solchi di corrosione impressi su di essi dagli acidi. 
La materia solida tuttavia è sottile e spesso ottenuta ripiegando su sé stessi fogli di plastica ed ogni volta trattando su di essi resine ed acidi, operazione che ricorda le innumerevoli distillazioni del processo alchemico volte a disciplinare lo spirito dell’alchimista, o il lungo lavoro di ripiegamento e ribattitura dell’acciaio delle spade da samurai degli antichi fabbri giapponesi che dopo migliaia di “ripiegamenti” ottenevano una sottilissima lama d’acciaio. 
La “materia sottile” dunque, disciplina lo spirito dell’artista tramite la sua stessa creazione, e non solo, sotteso a questo vi è l’intuizione dell’artista per cui la materia solida dell’opera è sottile quanto la materia stessa del mondo in cui viviamo se concepita come sorta di “sipario” di “velo di Maia” oltre il quale vi è la forza divina, espressiva, primordiale ed immanente dello spirito e dell’anima. Secondo questa lettura, solo pochi millimetri di “materia reale” ci dividerebbero dal mistero di ciò che è sovrannaturale del quale oggi possiamo cogliere delle tracce solamente attraverso piccoli solchi, piccoli spiragli di luce.


Tracce e memoria
Andrea Borgonovo - particolare ateliermultimedia a Seveso (MI) from Facebook   
E proprio di tracce e di memoria è necessario argomentare quando si parla dell’opera complessiva di Borgonovo. Di fantasmi, di poltergeist, riscoperti recuperando materiali in cui vi è una traccia del passato che stimola quell’interrogarsi sul mistero della vita e della morte. 
L’utilizzo di Borgonovo di negativi fotografici, persi in un mare astratto di materie corrose, ne è uno degli esempi più diretti. La fotografia ha già in sé il valore di “documento”, di testimonianza, di una traccia della memoria. Più ancora, il negativo è la matrice di quel documento, di quella testimonianza della memoria. Tuttavia il negativo fotografico è confuso, lontano, spesso raffigura immagini senza riferimenti precisi. Ma è proprio questo che rende tali oggetti simboli nei quali ognuno può ricercare il proprio vissuto. Leggendoli sotto la chiave di lettura del rapporto materia-spirito che è presente in Borgonovo, questi negativi divengono i simboli di una memoria illuminata dallo spirito, confusa dal limite del nostro essere di carne, di avere una memoria subordinata al numero di neuroni adibiti all’archiviazione dei ricordi.


A ritroso nel tempo fino all'origine delle stelle
Carta stellare della Via Lattea
telescopes-astronomy.com.au
Guardando alcune delle opere di Borgonovo al buio, illuminate dalle sole lampade che le compongono, ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte ad una mappa stellare. Molte delle stelle che vediamo sono scomparse migliaia di anni fa e le luci che vediamo oggi non sono altro che delle tracce. In questo senso, è dunque forse solamente nel passato che si può ricercare quel mistero divino, quel lato spirituale che permea anche il presente. 
Andrea Borgonovo - 106x106 - opera recentefrom Facebook
Come gli astrofisici che interrogano la natura delle particelle e degli astri per scoprire i misteri del tempo e della nascita dell’universo, così, percorrendo la nostra memoria a ritroso, in una sorta di “ritorno all’Eden” (poiché ogni uomo è fatto della stessa materia che è venuta in essere nella singolarità del Big-Bang) forse potremo riuscire ad intravedere un bagliore di quel “Primum Mobile” che è all’origine di tutto, di quell’”amor che move il sole e l’altre stelle” di cui cantava Dante.
Nota critica di Davide Corsetti 2008

Andrea Borgonovo alla mostra Light Vision (Seveso)


Le opere di Borgonovo a Light Vision fino al 24 ottobre