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Peter Fischli & David Weiss,
Cosa fa la mia anima mentre sto lavorando?, 2003
Coll. Consolandi
Foto Roberto Marossi |
In precedenza abbiamo parlato del legame tra arte e mercato, argomentando sull’alienazione dell’artista e sulla storia dell’arte.
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Paolo Consolandi |
Ora approfondire l’argomento con una serie di post è d’obbligo soprattutto in questo momento, quando al MAGA va in scena la mostra a cura di Francesca Pasini ed Angela Vettese “COSA FA LA MIA ARTE MENTRE STO LAVORANDO?” composta dalle opere della collezione Consolandi (14 novembre 2010 -13 febbraio 2011).; in memoria del famoso collezionista venuto a mancare nel maggio scorso. Chi ha avuto la fortuna di poter godere della mostra sui “LIBRI D’ARTISTA” a Palazzo Reale, ha una minima idea di quello che può essere esposto al MAGA; quel che è certo è che il mercato e gli artisti Italiani sono stati privati di un protagonista d’eccezione: il collezionista milanese Paolo Consolandi.
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Alighiero Boetti, Mappa, 1972-73
Collezione Consolandi
Foto Mario Tedeschi |
Dagli anni 50, Consolandi accumula il fior fiore dell’arte: da Fontana, Manzoni, Klein, Castellani, Klee, Warhol, Vesarely, Morellet, Albers, Armand, Hutchinson e molti altri.
Consolandi era un collezionista di prima classe con due sole restrizioni di scelta: l’alta qualità delle opere scelte e le dimensioni dei pezzi che non potevano essere enormi, dato che la raccolta si definiva entro gli spazi della casa e gli uffici del notaio milanese.
Ed è questo forse un primo indizio tra l’interazione tra l’arte ed il mercato, tra domanda ed offerta.
COMMERCIABILITA’
Alcuni parametri accomunano i piccoli collezionisti ai grandi collezionisti: dimensioni e conservazione. Sia in un caso che nell’altro, il collezionista deve sapere di avere uno spazio adeguato dove porre l’opera acquistata e che la stessa opera sia eseguita, e trattata in modo da conservarsi il più a lungo possibile (a meno che la stessa non sia stata progettata apposta per dialogare con l’ambente circostante e per deteriorarsi – ma questo deve essere sostenuto da un solido impianto intellettuale e poetico).
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Ron Mueck, "Boy" 1999
Credit: Ron Mueck |
DIMENSIONI
Sulle dimensioni dell’opera, il parametro è variabile, in quanto dipende dalle possibilità dell’acquirente di avere spazio adeguato; e tuttavia anche qualora avesse spazio per un’opera, lo spazio in questione potrebbe non essere sufficientemente illuminato o appunto non adeguato in quanto posto in relazione alle altre opere, non godibile.
Un artista giovane (non ancora affermato) che produca solo opere di grandi dimensioni avrà un bel da fare a trovare le prime vendite... D’altro canto, le opere di piccole dimensioni non hanno lo stesso impatto di quelle di grande dimensioni. La strada della varietà dell’offerta invece può accontentare più domanda, sia in termini di potere d’acquisto che di possibilità di posizionamento in uno spazio adeguato.
CONSERVAZIONE
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Ernesto Neto, Leviathan Thot, 2006
Photocredit: Marcus Wagner |
Altro punto importantissimo è quello della conservazione dell’opera. Molti giovani artisti non danno peso al deterioramento delle proprie opere. Partendo dal presupposto che nulla è eterno e che le cose decadono e si rovinano, l’artista si deve tuttavia necessariamente preoccupare (e non solo per la gioia dell’acquirente, in quanto è giusto che un artista desideri che la sua opera duri il più a lungo possibile) che l’opera sia composta da elementi e materiali non eccessivamente corruttibili, e qualora lo fosse per necessità d’espressione, dovrà industriarsi per cercare il modo di metterla il più possibile al sicuro dagli agenti che potrebbero nuocere alla sua integrità cercando allo stesso tempo, di non lederne la fruibilità ed il godimento da parte del pubblico, ed evitando accuratamente con tale intervento, di snaturarne le potenziali o effettive relazioni semantiche e semiologiche (ad esempio, se un’opera è stata pensata per essere toccata, dovrà essere possibile toccarla...).
ESPOSIZIONE E SUPPORTI
Un problema che va quasi di pari passo con quello della conservazione, è quello dell’esposizione. Il discorso fatto sopra vale anche per le esposizioni; il fatto ad esempio che “il legno sia vivo” e le intelaiature tenda ad imbarcarsi, è fatto risaputo, tuttavia sia per un gallerista che per un possibile acquirente, un quadro a pastelli 50x70cm che si torce di 35cm sul suo asse non è gradevole né tantomeno facilmente vendibile; così come una scultura mal bilanciata o con un piedistallo inadatto e traballante.
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Liu Ding, Transition Products, 2005 Performance,
40 dipinti, olio su tela, 22 stampe fotografiche
L.A. Galerie Lothar Albrecht (Frankfurt/Main, Germany) |
Attaccaglie mal fissate, inesistenti o di fortuna (come fili di ferro o simili) non aiutano nemmeno il gallerista più ben disposto e neppure il collezionista; opere eccessivamente pesanti, senza che tale peso sia legato a motivi intellettualmente (o per scelte poetiche-espressive) validi può essere considerata un’ingenuità da dilettanti.
La cornice a mio parere è una scelta delicata. Molti quadri vengono violentati da cornici inadatte, che a volte ne pregiudicano un’efficace lettura. Le cornici migliori possono essere quelle neutre (bianche o nere), listelle lisce, e con bordi adeguati al quadro. Il color legno è difficile da scegliere (se si ha tempo si può anche pensare) e con gli altri colori si rischia parecchio.
Lo stesso vale per i piedistalli... che non devono “fare a pugni” con la scultura, ma adeguarsi o riuscire a valorizzarla, fornendo un buon rapporto figura-sfondo (componendole con un materiale ed un colore neutro diversi da quelli della scultura ma senza troppa “personalità”) ad essa.
AUTENTICAZIONE
Un altro punto è quello dell’autentica: in occasione di alcune mostre da me curate mi è capitato, accorgendomi del fatto in galleria, di dover chiedere agli artisti di firmare il retro della tela per autenticare i quadri...!
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Emilio Isgrò, dichiaro di non essere Emilio Isgrò, 1971,
Istallazione per 7 elementi, stampa tipografica su carta, Archivio Isgrò, Milano |
EQUIPAGGIAMENTO: CATALOGHI, ARCHIVIO, CRITICHE, ECC...
L’artista giovane ed esordiente, tenuto conto che DEVE avere una cultura ben solida di storia dell’arte e conoscere un poco e per quanto possibile le direzioni dell’arte contemporanea, potrà produrre opere interessanti solamente se riuscir a trovare la propria dimensione, la propria direzione ed i propri orizzonti poetici ed espressivi.
Tenuto conto di ciò, alcune elle armi di cui può avvalersi un giovane artista contemporaneo esordiente sono mostre (in gallerie), premi, cataloghi e/o pubblicazioni.
Delle gallerie, dei premi e delle pubblicazioni volevo dare spazio nella prossima parte, chiedendo anche a voi lettori/ di dare il proprio giudizio o di portare la propria esperienza.
In realtà, ciò che pensavo in questa parte di “Arte e Mercato” era di partire proprio dall’inizio: un artista esordiente DEVE catalogare le proprie opere, fotografandole ed archiviandole con titolo, dimensioni, data e tecnica, in un proprio catalogo aggiornato sulla disponibilità delle stesse (magari con una copia digitale in PDF da spedire eventualmente a richiesta); così da agevolare il lavoro di critici, curatori e galleristi (quelli bravi intendo, e non di quelli che vi chiedono di portare quel che volete basti che paghiate).
Il tutto magari correlato da una critica in cui l’artista si identifichi e che non sia del tutto campata per aria, con una breve biografia ed una lista chiara delle mostre, delle partecipazioni a premi e delle eventuali pubblicazioni.
Magari stampare piccole brochure da lasciare in occasione delle mostre con le opere più significative e i propri dati e le indicazioni spiegate sopra.
Altra cosa che potrebbe aiutare è un sito internet aggiornato con il materiale di cui sopra...