sabato 9 aprile 2011

DA HIROSHIMA A FUKUSHIMA... SECONDO ARTE

"L'universo è buio: noi speriamo, invece, che l'infinito sia azzurro, sia questo cielo di luce pulita senza nuvole, senza confini". (Gianni Dova)
Gianni Dova, Paesaggio, olio su tela, 1956
photocredit: farsettiarte.it
In questi giorni il mondo incontra un periodo di ansia nucleare. La risposta inefficace al disastro causato alla centrale giapponese di Fukushima risveglia l'incubo di Chernobyl e dell'era atomica. 
Da quando agli inizi del ventesimo secolo, Einstein scoprì la relazione massa=energia, l'uomo si avviò alla comprensione dell'enorme potere racchiuso in tale relazione. Nel dopoguerra, le differenti dinamiche e preoccupazioni dell'utilizzo di tale energia erano allora confinate al loro scopo
Esplosione del test della bomba “Ivy Mike” del 1952
fotografata dal 1352esimo squadrone U.S. AIR FORCE.
credit: Reuters
ovvero all'utilizzo civile o militare, benché si conoscesse l'effettiva problematica che la manipolazione di tali forze comprendesse la presenza dell'invisibile spettro assassino della radioattività ed il deforme e (quasi) immortale simbionte di tale spettro: la scoria radioattiva.
All'epoca, come allo stato attuale, per quanto riguarda l'impiego civile dell'energia nucleare, finché tali demoni restano adeguatamente confinati e stoccati, non si profila l'emergenza di come chetarli o, per lo meno, di sfuggire loro in qualche modo.
Enrico Baj, The Bum Manifesto, 1952
photocredit: Victoria and Albert museu

Ora, agli inizi dell'era nucleare, l'arte, che vive il suo tempo, non poteva non essere influenzata dalle implicazioni di tale rivoluzione scientifica e tecnologica; ed infatti nel 1951, Enrico Baj e Sergio Dangelo fondarono a Milano il movimento dell'Arte Nucleare, pubblicandone il manifesto (lanciato poi un anno dopo a Bruxelles in occasione della mostra alla galleria Apollo) dal quale si legge:
« i Nucleari vogliono abbattere tutti gli "ismi" di una pittura che cade inevitabilmente nell'accademismo, qualunque sia la sua genesi. Essi vogliono e possono reinventare la Pittura.
Le forze sono le cariche elettroniche. La bellezza ideale non appartiene più ad una casta di stupidi eroi, nè ai robot. Ma coincide con la rappresentazione dell'uomo nucleare e del suo spazio. [...] La verità non vi appartiene: è dentro l'atomo. La pittura nucleare documenta la ricerca di questa verità.  » 
Da ciò si può facilmente dedurne la condizione di proseguimento dei discorsi surrealisti, dadaisti ed informali precedenti, pur tuttavia permeati di nuovo incentivo derivante dalle nuove scoperte che, oltre ad aprire nuove frontiere energetiche, apriva altresì le porte su di un universo invisibile, fatto di materia ed energia talmente sottili da invadere i territori del vuoto, uno spazio (lo spaziotempo einsteiniano) alieno alla comune percezione di esso, uno spazio che si torce e si dilata assieme al tempo, in un sabbioso oceano brulicante di energia e materia.
tracce di collisioni tra particelle subnucleari
photocredit: Patrice Loiez, CERN
Per questo la pittura nucleare predilige il linguaggio informale, caratterizzato dal tachisme, dal frottage, dalla tecnica dell’acqua pesante, rendendo la disintegrazione, la disgregazione, l’atomizzazione degli elementi pittorici, elemento allo stesso tempo esetico e concettuale.
Enrico Baj, montagna con sole
photocredit: undo.net
La sola definizione della tecnica dell’acqua pesante ([...] emulsione costituita da acqua e vernici densissime, generalmente a tonalità bruno-dorate, gettata e fatta scorrere su una superficie fresca e spessa di colore a olio, le conferisce un aspetto disgregato e vibrante, con effetti di "atomizzazione". In alcuni suoi quadri, Enrico Baj, usò incorporare nella superfice fresca di colore erba e fiori, e quindi stendervi sopra l'"acqua pesante", in modo che dalla pasta emergessero soltanto fili lievi, linee incerte, impronte." [...] - (T. Sauvage, Art Nucléaire, Ed. Vilo, Parigi, 1962)) 
Enrico Baj, due forme nucleari, 1952
photocredit: no-art.info
ricorda la più famosa “acqua pesante” utilizzata come moderatore di neutroni dei primi programmi sull’energia nucleare durante la seconda guerra mondiale, e come componente essenziale nella progettazione di alcuni reattori nucleari, sia per la produzione di energia elettrica che per la produzione di isotopi nucleari, come il plutonio-239. Anche se i moderni reattori fanno uso di normale acqua leggera per la moderazione dei neutroni. 


Necessariamente coinvolti dalla spinta innovativa del progresso scientifico (costituito dal fatto di avere una risposta (in seguito smentita dalle ricerche sulle particelle subatomiche come ad esempio i quark) all'eterna domanda "qual'è il componente più piccolo della materia?" e ancor più dal fatto di apprendere che questa materia è intrisa di energia sfruttabile ) ma consci e turbati dalle stesse problematiche che tale progresso comportava, questi artisti diedero vita ad un movimento artistico che, sebbene di relativamente breve durata, ebbe respiro internazionale. A tale movimento infatti aderirono Gianni Dova, Gianni Bertini, Piero Manzoni, Joe Colombo, Ettore Sordini, Angelo Verga, gli scultori Arnaldo Pomodoro, Giò Pomodoro, ed inoltre qualche frequentazione degli "internazionali" Arman, Yves Klein, Antonio Saura, e Asger Jorn.
EAISMO
Sempre in Italia, ma precedente al movimento Nucleare fu l'Eaismo (da Era Atomica -ismo), movimento livornese di impronta simile il cui manifesto venne stilato e firmato il 3 settembre 1948 a Livorno da Voltolino Fontani, Angelo Sirio Pellegrini, Marcello Landi, Guido Favati (poeta) e Aldo Neri.
Eaisti
photocredit: Wikipedia


MISTICISMO NUCLEARE
Anche Salvador Dalì, come molti sapranno, conobbe il suo periodo “nucleare”.Profondamente impressionato dalla sorte di Hiroshima e dalla nascita dell’era atomica,  il pittore dà vita a quello che egli stesso definisce il suo periodo del Misticismo nucleare con opere come “La Madonna di Port-Lligat” (1949) e “Corpus Hypercubus” (1954) integrando iconografia cristiana e disgregazione della materia ispirate alle nuove teorie della fisica nucleare e della meccanica quantistica.
La Madonna di Port Lligat 1949
credit: surrealismestvincent.wikispaces.com

Persino il celebre dipinto "la persistenza della memoria" sembra essere stato ispirato dalla teoria della relatività, e non sarebbe un caso, anzi sembra essere un riferimento quasi lapalissiano; in Corpus Hypercubus, il riferimento alle dimensioni extra è evidente; e più in generale, il surrelismo Dalìniano è mia opinione essere, ad oggi, la rappresentazione più efficace della peculiarità degli elementi che compongono lo strano universo quantistico e relativistico in cui viviamo.

Corpus Hypercubus 1954
credit: wikipedia


In questo senso, è mio parere che sia molto più probabile che la realtà in cui viviamo sia molto più simile a quella rappresentata nelle opere di Dalì, che non quella che percepiamo tutti i giorni attraverso i nostri sensi.
Per sua stessa ammissione infatti, Dalì pensava che la letteratura e le forme estetiche non gli interessassero quanto la scienza, in particolare la meccanica quantistica. Secondo alcune fonti, l'artista catalano tenne sino in punto di morte i libri di Schroedinger e di Hawkings sul comodino...


OLTRE LO SPAZIO

Alcuni ritengono che l'arte nucleare fu d'ispirazione allo spazialismo di Fontana.Alcuni ritengono che l'arte nucleare fu d'ispirazione allo spazialismo di Fontana. Nato anch'esso dalla spinta scientifica, questa volta dell'era spaziale, ma in cui il “concetto spaziale”, appunto, fa parte di una intuizione delle teorie più avanzate sulla relatività generale e sullo spaziotempo, lo spazialismo subodora intuizioni quali la curvatura dello stesso spaziotempo, delle sue distorsioni e dei suoi “strappi” o "buchi" e delle dimensioni extra (ad esempio gli spazi di Calabi-Yau), ritorte all'interno dello spazio stesso.

Lucio Fontana, neon, triennale, 1951
credit: Photo Archive Fondazione La Triennale de Milano
rappresentazione artistica degli spazi di Calabi-Yau
credit: visualizzation Jeff Bryant - concept A.J. Hanson


rappresentazione semplificata della
curvatura spaziotemporale generata dalla
massa di un corpo di notevoli dimensioni
L'OMBRA DI HIROSHIMA SU FUKUSHIMA
Ora, nel 2011 sembra che per l’era atomica, il Giappone sia un punto cardine. Dal primo ed unico impiego di armi atomiche in un conflitto (Hiroshima e Nagasaki) all’ultimo e forse più importante disastro ambientale legato all’energia nucleare ad uso civile (Fukushima). 
Bomba "Little Boy" sganciata su Hiroshima nel 1945
Source: Picasa web album credit: Robots
L’ombra di Hiroshima ha sempre infestato l’immaginario giapponese, incarnato, tra gli altri, nei miti cinematografici dei film di “Godzilla”, lucertolone mutante creato da scorie radioattive che sorgeva dal fondo del Pacifico per distruggere città e campagne. 

Rappresentazione "pseudoscientifica"
dell'anatomia del mostro Godzilla
credit: Photobucket

Inquietante la  caratteristica quasi di preveggenza di tali paure inconsce: nel 2011 Godzilla si materializza sul serio, il peso dei suoi passi fa scuotere la terra, lo spostamento del suo enorme corpo genera l’onda che spazza via paesi interi, spezzando la sicurezza che teneva imprigionato l’alito velenoso dell’enorme drago. Questo "Godzilla reale" certo è opera della natura,  ma il suo alito velenoso invece, opera dell’uomo, colpevole d’aver costruito i ceppi che ne chiudevano le fauci troppo vicini alle sue zampe.


IN DEFINITIVA...
In definitiva, non sappiamo se quest’ultimo incidente sancirà la fine dell’era atomica, o sarà lo sprone per cercare di portare avanti la ricerca di nuovi sistemi più sicuri per imbrigliare l’energia nucleare, o ancora se l’umanità riuscirà a rendere efficaci le fonti di energia pulita; certo è, che l’arte non può rimanere spettatrice, ma sentire gli effetti di questo avvenimento e mediarli, raccontarli come solo le opere d’arte sanno fare...


Lucio fontana...
credit: artitude.eu

...andando oltre la banalità della propaganda del pro o del contro, oltre la paura,  ma pure oltre l’incoscienza,  oltre l’ignoranza e oltre la conoscenza, sviscerandone le implicazioni più profonde, la natura dell’uomo e la sua perpetua rincorsa a sé stesso.

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