venerdì 22 ottobre 2010

La questione spinosa del cavallo di Cattelan a Milano





L'opera scandalo di Maurizio Cattelan
Photocredit: Maurizio Cattelan sito ufficiale








"Bocciata l'opera di Maurizio Cattelan a Milano" 
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IL FATTO
In Maggio il comune di Milano ha bocciato l’opera “INRI” di Cattelan, poiché giudicata offensiva, soprattutto in quanto dislocata a Palazzo Reale (location della mostra dell’artista), ovvero, troppo vicina al Duomo...
Per saperne di più sul dibattito inerente alla "censura" clicca qui !


LA MOSTRA
Ora la discussa mostra di Maurizio Cattelan è in corso a Milano (Palazzo Reale e presente A Piazza Affari con l'opera Omnia muna mundis) - clicca qui per saperne di più sulla mostra in corso

13 commenti:

  1. A parte un fastidio fisiologico per la censura occorre dire che l'opera di Cattelan, nei fatti, potrebbe non essere nemmeno giudicata così offensiva agli occhi della comunità; è opera secondo me, complessa e affascinante, aldilà dell'immediato impatto e dell'apparente contrasto fra la scritta Inri e l'imbalsamata bestia...certo, superficialmente la cosa potrebbe, secondo un'interpretazione superficiale, in odor di bestemmia; ma anche la bestemmia penso non debba essere, almeno artisticamente, suscettibile di censura.

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  2. L'animale imbalsamato è ancora elemento fortemente simbolico: nell'imbalsamazione intravediamo il desiderio di un’immagine che si conserva integra, sfuggendo alla degradazione della materia che segue la morte; è un desiderio millenario, un’aspirazione dell’umanità. Eppure, per sua natura, solo ciò che attiene alla morte ambisce, in varie forme e per i culti religiosi, alla dimensione dell'eternità. Umanamente dunque ciò che vuole farsi eterno non può esimersi dall'annientamento biologico. Ogni forma di fissità congelata, ogni aspirazione a richiamare in una forma data e cristallizzata la vita esprime esattamente il suo contrario. Il processo biologico, è trasmutante, material in trasformazione; anche la putrefazione è una forma vitale della materia.
    Oggi, facendo un esempio facile facile, siamo attorniati da immagini di uomini, donne, volti e corpi che per mostrarsi non devono invecchiare ma restare per sempre giovani, incantati, congelati in una sorta di diorama in movimento. Siamo circondati da un modo di pensare il mondo che aspira a sconfiggere la natura del tempo, il cambiare, il disfarsi e il rinascere delle cose, che è vita e ritorno alla vita e nel quale la morte è un elemento transitorio. Invece nell'immagine eterna, incorruttibile entro la quale la nostra società a noi si consegna e nella quale dovremmo vedere una rappresentazione di noi stessi, altro non giunge che a celebrare un enorme rito funerario. La bestia imbalsamata io penso mantenga ancora, proprio per la sua natura animale, primordiale e viscerale, una potenza espressiva non indifferente. E nell'imbalsamare la bestia abbiamo imbalsamato noi stessi e lo stesso Regno dei Cieli a cui l'umanità può ambire, la cui importanza e significanza non dovrebbero stare nei cieli ma, innanzitutto, qui in terra...si, quell cavallo imbalsamato è la nostra immagine di Dio o di una qualsiasi razza di deità a cui ci siamo abituati ad affidare l’immagine di noi e il consorzio delle nostre aspirazioni.
    Dunque nella censura si consuma una beffa: disconoscersi nel ritratto, come in quelle fotografie eccessivamente crude-tipo quelle per la carta di identità-la cui somma dei difetti da noi stessi percepiti nella nostra immagine-ce la rende sgradita e il cui destino è la rimozione.

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  3. In tema di imbalsamazione umana, si può anche non andare tanto lontano: nelle catacombe dei cappuccini di Palermo si è continuato ad imbalsamare corpi dal 1500 al 1920. Ma nessuno l'ha trovato di cattivo gusto, anzi, è stato visto come una sorta di reliquiario.
    Il problema di fondo è l'accostamento semantico degli elementi, o significanti, "Cavallo morto" e scritta "INRI", che a prima vista pare un ossimoro. Ora, qualcuno ha trovato nell'accostamento un significato interessante: il potere simbolico della scritta è tale da subordinare l'elemento cavallo ad esso, dunque la scritta diviene "soggetto" e il cavallo diviene predicato nominale, mentre la condizione "apparente" del cavallo (ovverosia del suo stato di morte), diviene predicato verbale.
    In questo senso, sarebbe da chiedersi: perché proprio un cavallo?
    Il cavallo è un soggetto ricorrente nelle opere di Cattelan (il cavallo "appeso" a Rivoli ed il cavallo "con la testa nel muro" esposto a Venezia) e forse ci si dovrebbe chiedere quale significato Cattelan gli attribuisca ma soprattutto quale significato gli attribuisca la nostra società. Se Cattelan avesse voluto essere un provocatore con il paraocchi, avrebbe potuto scegliere un'immagine più feroce ed anche più banale di un cavallo, come in effetti hanno fatto altri (vedi tra gli altri, il bolzanino Zett e la sua rana crocifissa con il boccale di birra).
    Inoltre ricordo che in tema di crocifissione Cattelan aveva già presentato un'altra opera più "esplicita" ovvero la "donna crocifissa di schiena" del 2007-2008.
    Qualcuno, in altre discussioni, ha atto notare come la forza del significato della scritta INRI (ovvero l'atto della crocifissione) codifichi il "cavallo" come "l'uomo" così da rendere "infinitamente intercambiabile" l'azione del "sacrificio".
    DAL PORTAVOCE DELL'ARTISTA...:
    Dalle critiche all'opera della "donna crocifissa" secondo il blog di Panorama, il portavoce di Cattelan all’agenzia di stampa tedesca Dpa avrebbe risposto: “L’etica è una questione della letteratura e della cultura, non della realtà” aggiungendo “Alla fine, non viviamo affatto in un mondo buono”.

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  4. Accolgo l'imbalsamazione come costrizione pragmatica ma sia come sia, essa non può, anche aldilà delle intenzioni dell'artista, non avere un rimando semantico e simbolico che, forse dati i tempi, forte. Poiché l'accostamento fra Inri e la bestia è subito dato. Giusto notare poi la specie animale. Il cavallo, animale fra i più degni e nobili dell'immaginario umano:
    cavallo è nei secoli stato sinonimo di libertà, eccellenza bellica, furia barbarica (si pensi ai popoli che conquistarono Roma: i più evoluti e forti, penso ai Goti, combattevano a cavallo), potenza sessuale, trasporto sino alla motorizzazione. Il destino dell'uomo è stato sempre legato a una bestia a cui si riconosceva una dignità non pari a nessun altro animale; animale questo oggi il cui utilizzo è nulla più di un vezzo.

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  5. E vorrei far notare che INRI non è apposta sul cavallo ma il bastone sul quale campeggia è direttamente infilzato nel ventre di esso.

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  6. Quindi una ferita mortale. Dipende se è stato infilzato prima o dopo il decesso. A seconda di come si vuole leggere l'opera.

    Questo vale anche per la tesi Cavallo=uomo.

    Quindi Cavallo:INRI=Dio:Uomo oppure Cavallo:INRI=Uomo:Dio.

    Ovvero: Cavallo (sta a) INRI (come) Dio (sta a) Uomo
    oppure
    Cavallo (sta a) INRI (come) Uomo (sta a)Dio.

    In realtà è una questione che vale per la crocifissione in generale:
    Cristo-uomo-Dio "si è sacrificato per" o "è stato ucciso da" uomini. Quello che è immanente è INRI ovvero il sacrificio e/o il "non riconoscimento" da parte degli uomini.

    Secondo questa chiave di lettura il cavallo "non viene riconosciuto" perché non aveva la forma che ci si aspetta...

    Ma forse il tutto è un po' forzato... forse...?

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  7. No, non è campata in aria ma, per analogia (e vai a pensare un po’ all’intrico insondabile del regno dell’Analogia…:-D) pensavo anche a questa interpretazione:
    innanzitutto il ruolo del cavallo: è anche una scommessa. Non si dice "puntare su un cavallo"? Il Cavallo quindi come principio e fine delle universali aspirazioni. Ma la divinizzazione del cavallo (che in questo caso è chiaramente a sostituzione della figura di Cristo) è frutto puramente umano, come il divino per Feuerbach. Un divino che oggi ha perso sostanza ma la cui immagine va a tutti i costi preservata come integra, incorrotta, come se fosse in vita.
    INRI è opera e attestato umano dunque del Regno del Sacrificato ma nasce come scherno e onta. Uomini che ammazzano l'uomo Cristo, lo irridono, poi lo venerano. Lo ri-creano dunque. Ma è in INRI la mano dell'uomo assassino e INRI è inchiodato al palo verticale della Croce, la stessa che infilza il Ventre del Cavallo-Cristo; il Cavallo-Cristo in questa interpretazione può significare anche il braccio orizzontale della Croce, ormai crollato a terra. Un asse ha ceduto e la scritta INRI, nell'infilzare visivamente il ventre della bestia torna al suo ruolo primo: l'onta di uno scherno, il segno di un assassinio. Ma non lo si faccia sapere a noi stessi, alle nostre mani e ai nostri cuori: l'immagine di un Dio in vita è più importante della vita e dunque dell’esistenza di Dio.
    Può darsi che Cattelan dunque intenda (interpretando l'opera in chiave storica) la fede, in questo caso quella cristiana, come un'ideologia superstite, ma pur sempre un'ideologia, il cui guscio mantenuto intatto vuole ignorare la morte del “frutto”, frutto nel quale l'uomo ha profuso per almeno due millenni le proprie speranze e dal quale non può né vuole separarsi; più importante è il potervi ancora credere a prescindere da tutto, anche da se stessi.
    Un po' come quando Willy il Coyote rovina nel burrone solo e unicamente nel preciso momento in cui si rende conto di non aver più la terra sotto i piedi, alla fine di una folle corse che colà lo ha condotto.
    Nessuno allora dica agli uomini che il vuoto è già sotto di loro: potrebbero cadere davvero.

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  8. Oltre a parlare giustamente del significato...
    per chi può considerarsi offensiva quest'opera... per la chiesa forse? per gli animalisti?... Se trascendiamo la nostra fede e il fatto che a essere imbalsamanto è un povero animale utilizzato solo per esprimere un messaggio... ci accorgiamo che l'arte non può avere ETICA... a mio parere una delle più grandi sovrastrutture umane!

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  9. Beh, spero che dovessero già accopparlo per altri motivi e che piuttosto che macellarlo Cattelan l'abbia preso per ciò che gli serviva.
    In genere posso condividere il sospetto verso quelle discipline che reclamano un'etica a parte (vedi la politica). Il fatto è che, almeno io, considero quella artistica una disciplina cognitiva. In questo senso mi sentirei a disagio a dover considerare il fatto che un artista debba tener conto di mancar di rispetto nei confronti di troppe sensibilità (esclusa quella penale e per crimini contro terzi che non sono proprio "sensibilità"...) sacrificando sull'altare delle buone maniere la tensione verso la ricerca. Tale tensione è strutturale e non sovrastrutturale. Piuttosto occorre separare i campi: il tener conto della "sensibilità" attiene al regno delle relazioni sociali e dei suoi più o meno impliciti (e più o meno mutevoli) contratti; le discipline artistiche veramente intese attengono al problema della ricerca e dunque della conoscenza.

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  10. Accolgo la questione conseguente (dilemma etico che abbraccia pressoché tutto il '900):
    quanto occorre sacrificare alla conoscenza? artisticamente il dilemma è minimo se confrontato alla ricerca scientifica e tecnica.

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  11. @ Simone: Hai percepito dove volevo andare a parare; c' è un elemento poi da mettere in luce ovvero quello dell'iconografia classica che riproduce Gesù come un biondo vichingo quando in realtà sarebbe dovuto essere rappresentato come un bruno ebreo. Quindi l'icona del Cristo è sempre stata figurativamente viziata. Quindi la polemica potrebbe essere sull'immagine stereotipata che abbiamo del Cristo (proveniente dalla tradizione) e non solamente nel senso visivo del termine, ma anche in quello religioso e filosofico... spronando nuovamente a ricercare il messaggio originale.
    @ Myartistic: in modo corretto hai riportato il problema alla sua origine: chi si scandalizza? L'uomo perbene e colui che ha paura di essere giudicato se non ponesse il veto su di qualcosa che possa creare un urto. Ma come si può ben vedere, gli urtati non cercano nemmeno di "leggere" l'opera, ma si limitano a dire: "è una bestemmia, è un affronto rispetto agli animali ridotti a "mezzo di comunicazione", è la trovata pubblicitaria di un'incapace." Da cattolico personalmente non mi sento offeso, come padrone di un cane non trovo nulla di così schifoso in un animale imbalsamato se non lo si è ucciso apposta per imbalsamarlo (tengo le bistecche nel freezer e sinceramente non piango quando lo apro a meno che non ci siano più bistecche, allora qualche lacrima mi scende), e dato che l'opera non è così banalotta e Cattelan così bisognoso di attenzione, non penso nemmeno che sia una gran trovata pubblicitaria, anche se comunque il tipo di arte che fa, è pensata per provocare questo genere di risposte emotive da parte del pubblico.

    E poi, se nessuno si scandalizzasse, non ci sarebbe lo scandalo. E chi si scandalizza l'avrebbe vinta.
    Ma c'è da chiedersi: perché scandalizzarsi? Chi si scandalizza ha paura che suo figlio cresca deridendo la religione? Maltrattando gli animali (O più propriamente a realizzare dei diorama con animali impagliati)?
    Ma se vedono in TV il corpo della donna mercificato e dei semi-analfabeti che non hanno veramente nessun tipo di volontà di fare niente nella vita diventare più famosi e più ricchi di un ricercatore che scopre un gradino in più che ci separa dalla cura per il cancro (che prende 800€ al mese), questo va bene.

    Aveva ragione Van De Sfroos in "Poor Italia":

    "I se scandalizen pèrchè gh'è la guera,
    i büten giò i fiöo'n de la rüdera,
    te varden crepà cun scià na cinepresa
    e pö se scunden tücc dent in gesa."

    Concludo poi questo commento facendo luce anche sul fatto che: il cavallo a Palazzo Reale è stato censurato, mentre il dito medio a Piazza Affari no.
    Ancora arte e mercato. Solo che il mercato non fa lo schizzinoso.
    Il mercato trasforma anche ciò che lo contesta in possibile guadagno...: Questa è la sua forza.
    Vedi Piero Manzoni e prima di lui il Dada: quando l'anti-arte è stata trasformata in arte da gallerie e musei...

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  12. Arte questa? tante parole per descrivere un cavallo morto con un cartello conficcato nel ventre?
    Ci si può vedere tutto quel che si vuole in una rappresentazione che di artistico non ha assolutamente niente.
    Infatti nel niente ci si sguazza.

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  13. Sarebbe interessante conoscere la tua definizione di arte, così da capire un po' meglio che cosa tu contempli all'interno del concetto dato che ne stai ponendo al di fuori quella che da molti viene considerata opera d'arte perché proseguimento di discorsi artistici iniziati decenni prima.
    Concordo con te sul fatto che sia vero che si possa vedere tutto in una rappresentazione che di artistico non ha niente, ma è vero anche il contrario, e cioè che sia possibile anche non vedere nulla in una rappresentazione che di artistico ha tutto. Un esempio tra tutti: gli impressionisti vennero schifati dai loro contemporanei che giudicavano le loro opere delle rappresentazioni che "di artistico non avevano assolutamente niente".
    Con questo non voglio dire che il valore artistico di Cattelan sia indiscusso oppure che tutto sia arte: esistono delle distinzioni tecniche e poetiche che valgono per tutti i generi artistici, dalla musica al cinema, dalla performance alla letteratura, e sta a chi li legge trovarvi un senso, perché per chi li fa, il senso lo hanno comunque, anche quando un senso non ce l'hanno.
    Vasco Rossi ci ha scritto una canzone, pure.

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