martedì 6 settembre 2011

SONDAGGIO 54esima BIENNALE di VENEZIA 2011


L’ARTE NON è COSA NOSTRA 
e il padiglione delle discordie 
TU COSA NE PENSI? 
Dì LA TUA! cliccando nel sondaggio posto nella colonna a fianco e/o postando un commento!
photosource: arthemisia.it
L’IDEA …IN BREVE
Senza entrare nel dettaglio di tutte le opinioni pro o contro Sgarbi, per la 54esima edizione dell’esposizione biennale internazionale d’arte di Venezia, non sono di certo mancate le polemiche, al centro del mirino: il Padiglione Italia; pietra dello scandalo: la scelta del curatore Vittorio Sgarbi di “contrastare la mafia del mercato e della critica” affidando ad una schiera di intellettuali italiani e stranieri il compito di segnalare l’artista che secondo l’opinione di ognuno di loro fosse “più interessante in questa apertura del nuovo millennio”.
Padigione Italia "L'arte non è cosa nostra"
veduta dell'installazione"
photocredit:  Valentina Grandini
DALL’IDEA AL RISULTATO
"L'Italia in croce"  di Gaetano Pesce
photocredit: exibart.com
L’idea del critico ferrarese di “liberare dal giogo dei soliti circuiti mercantili” la 54esima edizione della biennale di Venezia cercando una via a suo giudizio “più democratica” rappresenta sicuramente un interessantissimo e stimolante progetto, tuttavia a progetto realizzato, nella sua forma compiuta la mostra del padiglione Italia ha suscitato perplessità e pareri discordanti (vedi link agli articoli collegati e approfondimenti video più sotto): dal giudicare l’allestimento un “baraccone caotico” alla domanda che si sono posti in molti riguardo all’effettivo raggiungimento di una democrazia delle selezioni sostenendo l’ipotesi che non si sia fatto altro che “spostare il problema da settori elitari alle amicizie ed ai gusti personali”.





Di contro, a detta di una diversa parte di pubblico e di artisti, il padiglione rappresenterebbe perfettamente la contemporaneità italiana: individualista e campanilista, in cui artisti al limite del dilettantismo dividono il palco con artisti capaci e con i grandi artisti in un caleidoscopico affresco specchio dell’Italia di oggi. Per alcuni, un obbiettivo raggiunto quindi, se non altro dal punto di vista della democrazia e della rappresentazione della realtà Italiana.

IN DEFINITIVA
Tra le lamentele degli artisti sull’inadeguatezza dello spazio dedicato alle loro opere, ad affermazioni quali “spero che vengano ricordate le mie opere ma non il contesto”, fino ad arrivare alle lettere aperte in cui si declinava la partecipazione all’evento in quanto non avvertiti per tempo, la 54edizione della biennale di Venezia del 2011 sarà sicuramente ricordata.

APPROFONDIMENTI VIDEO 
(credit by youtube)

Vittorio Sgarbi presenta la 54esima biennale a Salemi

Incontri con artisti presenti al Padiglione Italia, Biennale 2011, impressioni, conversazioni, commenti, opere
PRIMA PARTE


Incontri con artisti presenti al Padiglione Italia, Biennale 2011, impressioni, conversazioni, commenti, opere
SECONDA PARTE



LINK AD ARTICOLI CORRELATI

LaStampa.it
Tra attacchi alla Curiger, curatrice della Biennale, e lodi a Berlusconi il critico presenta il Padiglione Italia che coinvolge 2000 artisti
di Rocco Moliterni

Cultframe.com
di Maurizio G. De Bonis

Fattoadarte.corriere.it
di Pierluigi Panza

artribune.com
di Adriana Polveroni

LINK AGLI ARTICOLI SULLE LETTERE APERTE DEGLI ARTISTI CHE HANNO RINUNCIATO A PARTECIPARE

Blog.Espresso.Republica.it

3 commenti:

  1. Ultimamente Sgarbi mi sembra il "Il Cavaliere dalla Trista Figura" di Saavedra, vedi il suo ultimo programma tv e questa biennale. Forse spinto dalla voglia di rinnovarsi e di cambiare la propria immagine di critico e il suo personaggio televisivo.
    Il mondo dell'arte è ormai da tempo incatenato dalle leggi di mercato e dal pubblico d'élite delle gallerie.
    Se entriamo invece nel merito della raccomandazione dobbiamo aprire gli occhi per notare che l'Italia non si basa più sul lavoro...
    Sgarbi ha voluto celare il problema e non risolverlo (utopia), dandogli un nuovo colore più garibaldino con un titolo incisivo... forse l'unica nota positiva.
    L'ARTE NON è COSA NOSTRA... non può vivere senza committenti, ma deve far parte della cultura di tutti... l'arte deve entrare nella vita quotidiana delle persone e solo così non sarà più schiava della "mafia"...

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  2. Beh, Vittorio Sgarbi è da sempre una creatura che gioca bene con gli strumenti mediatici, è un po' nel suo DNA, non può esimersi dal "lanciare una bombetta". Non c'era da stupirsi che si sarebbe inventato qualcosa che avrebbe fatto discutere. Però non è uno stupido. Almeno, secondo me non è uno stupido. Per questo ho deciso di proporre il sondaggio " al di là di Sgarbi" (regola che anche lo stesso Sgarbi ha posto al gioco facendo segnalare gli artisti dagli intellettuali coinvolti).
    D'altro canto sono d'accordo con il fatto che far scegliere ad intellettuali, molti dei quali validissimi in altri campi ma in certa misura non proprio ferrati in materia d'arte visiva o sempilcemente non aggiornati, non sempre può essere garanzia di qualità, non perché siano degli stupidi, torno a dire, o perché non siano delle menti raffinate, ma piuttosto per il fatto che manchino ad alcuni di loro gli strumenti tecnici per operare una scelta ben calibrata in questo ambito.
    Ma come dicevi giustamente tu, l'arte è legata al suo mercato, anche solo per il fatto che l'artista deve campare. E' vero anche però, come ricordavi, e come ricorda Sgarbi, che il mercato dell’arte è legato ad un circolo forse troppo d'élite. Ma il mercato (ed intendo il mercato dei comuni generi di consumo) di oggi è fatto di fumo negli occhi, di mode vaporose, di anti-professionalità, di firma; cose che una volta non erano buoni affari, al contrario, erano fregature. Si è persa, in generale, la concezione del lavoro fatto a regola d'arte e della professionalità a favore dell’apparenza e di come una cosa viene presentata o da chi. Sarebbe però disonesto dire che anche tutto il mercato dell’arte sia così, così come sarebbe sbagliato pensarlo anche per il mercato in generale.
    I grandi artisti e professionisti ci sono e valgono, tuttavia il “nome” rassicura a volte a ragione a volte un po’ meno, a discapito spesso del giudizio critico (un es. per tutti in forma di aneddoto: riporta lo stesso artista, che una collezionista interessata ad avere qualche suo lavoro, non trovandone in studio perché già venduti o fuori x mostre, comprò i lavori che Keith Haring aveva cestinato).
    Pensare ad un’arte senza mercato o lontana dai critici che contano comunque è difficile se non impossibile, lo dimostrano anche molte delle risposte imbarazzate degli artisti coinvolti.
    Personalmente, se mi avessero selezionato, non credo che avrei rifiutato di partecipare, ma sarei stato conscio di non essere comunque a fianco dei grandi.
    I critici sono comunque gli arbitri del gioco; anche se a volte chiudono un occhio, almeno conoscono le regole sia dell’arte che del mercato e seguono entrambe.
    A parer mio, la cosa positiva che ha suscitato questa operazione è la reazione di alcuni critici a tutto questo: reazione che può veramente dare una svolta. Renato Barilli ad esempio, dopo avere definito la proposta di Sgarbi “sgangherata e pleonastica”, anche se ha ammesso che “che al comando dell’arte c’è una cricca di curators molto schifiltosi” ha risposto sul campo con una mostra a Bologna dal titolo “Nuova creatività italiana” che come egli stesso afferma “vuole pescare pur nello stagno giusto dei lavori in corso, tra i giovani, senza schermi e paraocchi” forte di 34 giovani artisti.
    Sperando che le iniziative “di reazione” come quelle di Barilli continuino, si moltiplichino e coinvolgano buona parte della critica e del mercato che conta e non siano solo “blitz krieg” di rappresaglia contro la provocazione di Sgarbi, in questo senso si potrebbe allora dire che l’operazione “L’ARTE NON È COSA NOSTRA” è stato un successo.
    Fossi un seguace delle “teorie del complotto” o meno convinto della propensione di Sgarbi ad una sorta di stimolo all’autocelebrazione scandalistica, potrei pensare anche che l’abbia fatto proprio per questo.
    Mah! E magari, perché no?

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  3. In qualsiasi caso penso che Vittorio Sgarbi non sarebbe comunque d'accordo con me dicendo che quello che voleva fare è esattamente quello che ha fatto appellandomi 24 volte in questo modo: CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA CAPRA...!
    E non è detto che non abbia ragione :)

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